Notizie e comunicati
L'amministrazione dei rifiuti a Roma, intervento del presidente Carlo Sgandurra
In occasione della presentazione del libro di Fabio Giglioni “L’amministrazione dei rifiuti a Roma, Un’analisi giuridica”, che si è svolta on line mercoledì 24 marzo, è intervenuto insieme agli altri ospiti il presidente ACoS Carlo Sgandurra per un commento sul tema (maggiori info su https://news.uniroma1.it/2403_1500). Di seguito una sintesi delle argomentazioni espresse.
Questo importante contributo all’analisi del problema della gestione dei rifiuti a Roma si articola sui molteplici punti di vista concorrenti, presentando spunti di riflessione importanti e anche ipotesi di soluzione.
Un primo tema generale caro all’Agenzia è quello dell’organizzazione dell’amministrazione in senso lato, che nel caso di specie riguarda sia l’efficacia dell’azione amministrativa regionale e locale (competenze tematiche e risorse), sia la regolamentazione dell’interazione verticale fra più livelli di governo (regione, area metropolitana, comune) che necessita di essere semplificata in modo da far coincidere le responsabilità dei singoli soggetti con gli strumenti adeguati e sufficienti all’esecuzione dei rispettivi ruoli, evitando procedimenti complessi che si possono arenare nel rimpallo delle responsabilità o nella contrapposizione politica.
L’Agenzia ha più volte segnalato, da un lato, l’inadeguatezza della pianificazione regionale, basata su proiezioni non realistiche che hanno portato a sottovalutare il fabbisogno impiantistico, rendendosi responsabile, negli anni, prima dell’infrazione dovuta al ritardo della chiusura della discarica di Malagrotta e poi della chiusura della stessa in totale mancanza di pianificazione alternativa, il tutto affidando la chiusura del ciclo a previsioni di crescita della differenziazione e del riciclo non suffragate dalle tendenze pregresse, né da proposte innovative ed efficaci.
Dall’altro lato, ACoS sottolinea da anni il grave deficit impiantistico della Capitale, che riverbera conseguenze negative anche sulle fasi a monte della pulizia e della raccolta dei rifiuti in città. Si pensi che gli ultimi collaudi di nuovi impianti a Roma risalgono al 2008; da quella data, le capacità di trattamento effettivo sono andate diminuendo, sia a causa dell’invecchiamento degli impianti e di alcune dismissioni, sia a causa di incidenti, come quello occorso nel caso del TMB Salario a dicembre del 2018. In questo momento la capacità di trattamento della Capitale copre il 15% dei rifiuti prodotti; l’invio di enormi quantità ad impianti terzi per il trattamento e lo smaltimento mette Roma in una posizione contrattuale debole, che implica sia condizioni economiche sfavorevoli, sia il rischio di subire improvvisi razionamenti degli sbocchi. Ciò comporta accumulo di rifiuti nelle aree di trasferenza e rallentamenti della raccolta in città, con i risultati che spesso sono sotto gli occhi di tutti, di cassonetti strabordanti circondati di sacchetti.
Ma non si tratta solo di un problema organizzativo su più livelli di governo, come dimostrato dal fatto che in diverse situazioni neppure le più agili gestioni commissariali hanno potuto risolvere i problemi relativi alla situazione impiantistica.
Giustamente, il testo sottolinea l’importanza della condivisione di un progetto, di una strategia con la popolazione. La sindrome NIMBY esiste e va tenuta in conto, ma non nel senso di evitare più possibile il confronto con i cittadini, altrimenti si rinforza il pregiudizio e l’opposizione. L'Agenzia si è posta da sempre quale interlocutore dei cittadini e degli utenti, in quanto strumento di trasparenza, attraverso la pubblicazione di tutti i contributi di studio e approfondimento delle dinamiche del servizio a Roma. Dal 2015, l’ACoS partecipa ad un tavolo di confronto istituito dall’amministrazione capitolina con le associazioni di utenti e consumatori, avente ad oggetto il coinvolgimento dei cittadini negli ambiti previsti per la partecipazione al processo di regolazione ed erogazione dei servizi. Questa esperienza è stata ed è molto importante e dimostra come l’informazione trasparente rende la relazione con gli utenti costruttiva e non meramente oppositiva. Proprio di recente, alcune decisioni sulla raccolta dei rifiuti a Roma, imposte ai cittadini senza condividere una strategia, hanno invece portato a un ulteriore irrigidimento della popolazione nei confronti dell’amministrazione e dell’azienda; il deterioramento dei rapporti induce i cittadini a non collaborare, a tenere atteggiamenti anche scorretti in relazione alla pulizia delle strade e al conferimento dei rifiuti e, più in generale, ad opporsi a qualunque progetto.
Non solo per le strategie di raccolta, ma soprattutto per la realizzazione dell’impiantistica, le scelte politiche vanno motivate. Gli aspetti tecnici, economici ed ambientali, hanno un grande peso sul settore dei rifiuti. “Rifiuti zero” è uno slogan che può indurre solo disorientamento nella popolazione, lasciando intendere che sia possibile arrivare ad un’economia circolare in assenza di impiantistica dedicata, cosa che non è. Ferma restando l’importanza della prevenzione, gli scarti non riciclabili vanno trattati, recuperati e smaltiti; il recupero energetico fa parte dell’economia circolare, non è un’altra cosa.
Ora, il ritardo impiantistico mette Roma Capitale nella posizione di potersi dotare delle migliori tecnologie disponibili. Di recente è stato presentato il Piano industriale di Ama che, oltre all’incremento dei Centri di raccolta, prevede per il trattamento fortemente deficitario della FORSU (organico da raccolta differenziata) la realizzazione di due impianti di compostaggio aerobico, una tecnologia vecchia, una seconda scelta rispetto alla frontiera tecnologica rappresentata dalla digestione anaerobica integrata con produzione di biometano, che è migliore sia dal punto di vista delle emissioni ambientali ed odorigene, sia dal punto di vista dell’efficienza economica. L’Agenzia, sulla base di una convenzione stretta con il Dipartimento di ingegneria ambientale della sapienza, ha chiesto all’assessorato un confronto su questo tema, nell’interesse della città e dei cittadini, perché Roma possa cogliere l’opportunità di investire nel futuro.
Si evidenzia in questo libro anche la debole vocazione industriale di Ama, tradizionalmente concentrata sulle fasi labour intensive della pulizia e della raccolta; si prospetta l’ipotesi di un asse Ama- Acea per la parte industriale. Va bene, purché non si perda l’opportunità di far fare un salto di qualità a un settore che in questo momento paralizza la città sotto vari aspetti, fra cui non ultimo quello dell’immagine nazionale e soprattutto internazionale della città eterna.